Oggi, la radio domani
Oggi, la radio domani
E’ una storia recente quella della radio, iniziata il 30 maggio 1924 con la prima trasmissione di voce umana fra Poldhu e Sidney e proseguita, senza sosta fino ad oggi, tra innovazioni continue, piccole e grandi rivoluzioni.
Oggi la radio gode, fortunatamente, di rilevanti ascolti e la sua penetrazione non ha mai subito consistenti perdite (malgrado l’avvento del web e dei social), al contrario della televisione generalista che ogni giorno si trova a combattere con nuovi canali, piattaforme e sistemi di intrattenimento che ne hanno decretato oramai il lento declino.
Molti guru della rete dissero anni fa “la radio finirà con internet”, ma i fatti hanno smentito queste ipotesi catastrofiche. Viene però da chiedersi se possa esistere un futuro diverso da quello attuale per la radio e quali scenari si potranno delineare per questo mezzo così gradito dal pubblico. L’argomento è stato trattato molto in questo ultimo anno e il tema merita una riflessione che può essere di stimolo e di aiuto per alimentare una sana discussione e orientare, positivamente, le scelte di chi ha voglia di investire e intraprendere in un medium che avrà molto da dire nei prossimi anni.
La situazione delle radio nazionali in Italia oggi.
Intanto osserviamo la classifica delle emittenti nazionali più ascoltate, redatta nel 2017, con i dati consolidati e ufficiali di ascolto rilevati nel secondo semestre 2016:
- RTL 102.5 6.916.000
- RDS 4.792.000
- 105 4.778.000
- Deejay 4.692.000
- Radio Italia 4.354.000
- Radio 1 Rai 4.051.000
- Radio 2 Rai 2.894.000
- Virgin 2.377.000
- Radio 24 2.016.000
- Kiss Kiss 1.925.000
- Radio 101 1.815.000
- Capital 1.631.000
- M2o 1.552.000
- Radio 3 Rai 1.441.000
- RMC 1.196.000
I numeri parlano da soli e testimoniano l’interesse del pubblico italiano verso il mezzo radiofonico e in particolare nei confronti dei network privati che incontrano livelli di successo assolutamente di primo piano.
La situazione delle radio locali in Italia oggi.
Come se la passano invece le emittenti a copertura locale in un mercato così difficile e a investimenti ridotti come quello nel quale ci troviamo? Millecanali https://www.millecanali.it/tv-e-radio-locali-a-chi-andranno-i-contributi/riporta “L’elaborazione di Aeranti-Corallo che è stata predisposta sui dati del personale dipendente della graduatoria unica nazionale del 2014 (ultima disponibile). In base alla simulazione effettuata da Aeranti-Corallo, il numero di Radio locali commerciali aventi i requisiti di ammissibilità (due dipendenti a tempo pieno, di cui almeno un giornalista) per l’accesso alla graduatoria del 75 per cento dei contributi è pari a 89. L’altro 25 per cento è di spettanza delle Radio locali comunitarie, che, in base ai dati dei contributi 2014, sono 329 (con riferimento allo schema di DPR, il contributo alle emittenti radiofoniche locali comunitarie avviene per il 50 per cento sulla base di graduatoria riguardante il criterio dei dipendenti e dei giornalisti, mentre per l’altro 50 per cento viene ripartito in parti uguali tra tutti i soggetti beneficiari ammessi)”.
A pesare sulla già compromessa situazione che vede investimenti pubblicitari in netto calo è anche lo stallo nel quale le emittenti si trovano, come riportato nell’articolo di Millecanali a firma di Luca Raffone https://www.millecanali.it/lassemblea-generale-2017-di-crtv/ che cita l’intervento di Franco Siddi, presidente CRTV “a distanza di otto anni dell’emanazione della delibera 664-09-CONS dell’Agcom (che regolamenta la fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche terrestri in tecnica numerica), la radiofonia locale non ha ancora un piano di assegnazione delle frequenze digitali”. Uno stallo difficile da sostenere per molte aziende che si trovano a combattere quotidianamente con i problemi di bilancio da una parte e di adempimenti burocratici e amministrativi, sempre più stringenti, dall’altra.
Lo sviluppo della radio: nuove frequenze e modi di trasmissione
Tecnicamente parlando le onde medie sono oramai parte della storia e a poco purtroppo è servita la disponibilità delle 148 frequenze messe a disposizione per la durata d’uso di 20 anni dal Ministero dello Sviluppo economico. L’idea di dare voce ad “attività radiofoniche in piccoli bacini territoriali (quartieri e Comuni) con emittenti gestite da organizzazioni no profit, istituti universitari, società individuali o consortili”, ha avuto un successo limitato, complice sicuramente la difficoltà di sostentamento economico sul mercato in ralzione all’audience limitata che le OM possono offrire.
Diverso è invece il discorso per quanto riguarda la radio digitale (DAB e DAB+) che, anche se non ancora capillarmente diffusa, è in una costante fase di crescita e gradimento. I players sul mercato sono ben strutturati e tra questi abbiamo il Consorzio DAB Italia che punta a estendere la sua copertura a quasi tutto il territorio nazionale mentre il Consorzio EuroDAB Italia si sta espandendo e punta alla diffusione delle notizie del traffico in tempo reale con lo standard Traffic Protocol Experts Group altrimenti detto TPEG che consente ai navigatori di marca Garmin di ricevere informazioni puntuali che vengono elaborate e inserite sul percorso impostato, generando così l’opzione di percorso ottimale.
Il sistema Dab+ (Digital Radio) è invece a una copertura che supera il 75% del territorio ed è in continua crescita anch’esso. Il mercato principale di riferimento è quello composto dall’80% degli italiani che ascoltano la radio in mobilità; un target raggfiunto anche grazie alle auto che stanno uscendo con la dotazione radio di serie equipaggiata di Dab+: una garanzia di successo sempre che il digitale non evolva in altre direzioni ancora più velocemente della diffusione del sistema.
Sul sito DigitalRadio.it è possibile avere un quadro generale della situazione. A conferma di quanto detto, i ricevitori da casa a catalogo sono in tutto e al momento, solo 27!
La radio e il web: vera rivoluzione
Molti analisti concordano su questo punto: la radio si trova in una fase delicata e importante di transizione ed evoluzione epocale che troverà il suo punto di svolta nel momento in cui la connettività alla rete in mobile diventerà flat. Cosa succederà allora? Avremo a disposizione tutta la rete mondiale delle emittenti web e tutti i podcast a portata di click. Si aprirà un mercato nel quale gli editori di contenuti saranno migliaia e, al pari della visibilità on line di un sito oggi, il problema starà tutto nel riuscire a entrare nella lista dei preferiti degli utenti.
Il mercato cambierà radicalmente e avremo lo sviluppo delle radio tematiche, di quartiere, delle emittenti iperspecializzate, musicali, univesitarie, scolastiche, aziendali, ecc. ecc..
Non è difficile immaginare siti specializzati che offriranno pacchetti completi per la produzione radio e podcast con tanto di musiche disponibili, effetti pronti a libreria, software dedicati alla creazione della propria emittente e del proprio palinsesto, da comprare in abbonamento annuale. Piattaforme complete attraverso le quali i clienti potranno programmare in autonomia i propri spot (approvati dall’editore) pagandoli on line.
Tesla e Spotify: tutta un’altra musica
I fortunati acquirenti di una model X o S trovano, incluso nel prezzo, un abbonamento Premium a Spotify collegato alla vita della propria auto. Una soluzione innovativa, prima nel suo genere, che porta lo streaming radio in auto in modalità flat e cambia le regole del gioco. Le potenzialità del sistema sono talmente alte che Elon Musk (fondatore di PayPal e patron di Tesla) pare sia interessato a creare un servizio tutto suo di music streaming in concorrenza aperta quindi, con Spotify (50 milioni di clienti Premium e 90 milioni free) e Apple Music (27 milioni). Il futuro è già qui, o perlomeno tra i possessori della Tesla elettrica che possono godere di un’esperienza al momento unica, pensata nel modo più user friendly che ci sia: accendi la radio e ascolta. Tutto ciò che c’è dietro è stato risolto con una visione in grande e un pensiero semplice. “Hai comprato un’auto piena di servizi”, non solo un mezzo moderno di trasporto. Quando, oltre a Spotify, ci sarà anche l’abbonamneto flat alla rete, si aprirà il nuovo mondo delle radio web e la musica cambierà registro.
Nuovi scenari aperti per lo sviluppo della radio
In uno scenario nel quale la connettività costante cambierà le regole del gioco, cosa potrebbe cambiare sul mercato radiofonico italiano? Se non tutto quasi tutto. Abbiamo già detto del possibile ampliamento impressionante dei programmi radio e podcast, delle emittenti tematiche (per territorio, comunità, aggregazioni, interessi, ecc), delle piattaforme di produzione e gestione (totalmente nuove rispetto a quanto visto sino ad ora), aggiungiamo ancora la possibilità di implementare, nel flusso generato, contenuti testuali e video, la produzione di rapporti certificati di ascolto in tempo reale con tutte le implicazioni commerciali del caso, la possibilità per le aziende di acquistare spazi in modo programmato e potendo contare su analisi di target molto affidabili, l’opportunità di poter dialogare con l’utente in vari modi ed maniere, il probabile aumento dell’audience in senso generale che si confronterà però con la polverizzazione della stessa, rispetto a quanto siamo abituati a vedere nel contesto attuale.
Un mondo diverso, con nuove regole, opportunità, sviluppi e con tante possibilità per i creativi che, finalmente, potranno prendere le distanze dal solito radiospot per costruire nuovi modelli di comunicazione, contenuti, reazioni e interazioni con il pubblico.
Una radio, quella del futuro, che scriverà un nuovo pezzo di storia e rimarrà vicina e inclusa, una volta di più, al nostro vivere quotidiano. Una radio che sarà sempre più dentro ai nostri gusti, orientamenti musicali, voglia di sapere e conoscere.
Gli editori radiofonici più attenti stanno drizzando le antenne. In uno scenario così, tutto tornerà in gioco!