Casa lavoro km zero. Davvero?
Questa volta sembra proprio che il momento stia per arrivare.
Sono sempre di più (il Sole 24 Ore riporta il 57%) le aziende, anche di grandi dimensioni, in Italia che si stanno organizzando su modelli più flessibili di collaborazione con i dipendenti di alcuni reparti.
Accadrà davvero? Forse stavolta, gradatamente sì, complice l’affermarsi di nuove mentalità più eleastiche dei capi direzione, strumenti tecnici, programmi e infrastrutture performanti, necessità di ottimizzazione degli spazi diventati centri di costo sempre più evidenti e difficilmente sostenibili se non veramente necessari.
Certo, chi potrà accedere a questa modalità sarà solo una parte della popolazione aziendale, ma si tratterà comunque di un cambiamento: prima di tutto mentale, poi organizzativo. Questo nuovo modello, per potersi affermare, dovrà consentire, con opportune azioni correttive, di far sentire sempre incluso nella vita sociale e di relazione aziendale il dipendente, creargli sistemi di controllo per obiettivi, che lo soddisfino senza alimentare sensi di colpa del vecchio genere ”lavoro da casa quindi, per dimostrare che lo faccio bene, lavoro molto di più “, trasferire senso di appartenenza e partecipazione d’equipe in un contesto nuovo, delocalizzato e frammentato. Una sfida non da poco.
Primo muro da abbattere? Il più fastidioso dei modi di valutare un dipendente che si riassume così: “Quello si che è bravo, si ferma sempre e non esce mai dall’azienda prima delle 9 di sera”. Un modo di pensare che non guarda al risultato, ma alla dedizione (apparente) incondizionata. Ecco. C’è davvero bisogno di altre considerazioni per misurare il valore vero della collaborazione e dell’efficienza!
Formulare obiettivi seri, customizzati, realistici e davvero motivanti, tenendo conto della delocalizzazione, è un’attività nuova, impegnativa e che qualcuno però dovrà imparare a svolgere bene, in fretta e con la giusta sensibilità.
Agenzie di pubblicità, concessionarie di spazi media, studi di architettura e ingegneria, società di sviluppo software e gestione social, lo hanno già fatto, a volte con successo, altre no. Avanti, c’è posto in prima fila!
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